Abstract per XVII Conferenza Nazionale SIU Milano, 15-16 Maggio 2014
È di grande attualità nel dibattito urbanistico l'utilizzo della tecnologia come panacea dei mali della città. Che si tratti dell'impiego di moderne tecnologie per il risparmio energetico o di analisi dei meta data per la definizione di politiche urbane, la tecnologia -a partire dalle reti internet- è sempre vista come un elemento esterno alla città ed indipendente da essa, in grado di migliorare o peggiorare -a seconda di come la si pensi- la vita urbana. Questa ricerca parte da un altro presupposto. La tecnologia non determina comportamenti sociali, così come non determina alcun comportamento, ma non è un semplice strumento. Internet è piuttosto una forma organizzativa, un'espressione culturale e una piattaforma di autonomia politica.
Si intende qui la tecnologia come costruzione sociale e la città come insieme complesso di tecnologie, proponendo un modo altro di intere il loro rapporto, che superi il dualismo di cui è vittima il dibattito sulle smart city.
Se la città è una tecnologia è possibile declinare in essa le culture che con le tecnologie sperimentino pratiche, costruiscono domanda politica, cambiano il mondo. É il caso del movimento dei Pirati che attraverso l'utilizzo consapevole delle tecnologie di rete si fanno portatori di un modello diverso di organizzazione sociale, a partire da un etica del lavoro differente. Ho avuto la possibilità di osservare sul campo questi movimenti, vivendone le contraddizioni e provando a comprenderne i limiti. In particolare, ho seguito le attività del Piratenpartei berlinese nel corso del duemilatredici. Diritto d'autore, cultura della condivisione, democrazia diretta sono solo alcuni dei temi che questi movimenti pongono in maniera innovativa. L'utilizzo della tecnologia diventa un modo efficace di superare i problemi imposti da tempo e spazio, ma è anche un modo diverso di configurare i problemi, di testare soluzioni e di condividere gli esiti.
Sperimentare alcuni strumenti che questi movimenti hanno prodotto come opensource, creative commons o peer to peer, potrebbe servire ad aiutare quelli dell'urbanistica tradizionale ad uscire da una crisi profonda. Ho approfondito questa cultura con l'idea di formulare delle basi per un approccio hacker alla città.